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NonnonBa – Storie di fantasmi giapponesi

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Di notte invece trovavo rifugio in mondi immaginari, mondi fantastici, paradisi bizzarri e alieni. Disegnavo intonando melodie improvvisate sul momento, provavo una gioia indescrivibile nel cuore.

Nonnonba – Storie di fantasmi giapponesi è una favola horror scritta dal mangaka Mizuki Shigeru, casa editrice Rizzoli Lizard (2017), una storia commovente e delicata ambientata nel Giappone degli anni Trenta, in cui l’autore ripercorre la sua infanzia e il rapporto con un’anziana contadina che gli fa da tata. Sarà lei, Nonnonba, ad introdurlo al mondo degli spiriti giapponesi. I ricordi dell’autore si intrecciano così ai racconti sugli yōkai (妖怪), cioè un insieme variegato di demoni e creature magiche che animano il folklore giapponese.

La parola yōkai (妖怪) è composta da due kanji: “maleficio” e kai “spettro”. Gli yōkai compaiono spesso nell’arte, nella letteratura e nel teatro, oltre ad essersi diffusi, come in questo caso, anche nei manga, negli anime, nei film e nelle serie TV.
Esistono diversi tipi di yōkai, alcuni sono molto malvagi, altri furbi e ingannevoli, in alcuni casi possono avere il dono della bellezza e ammaliare chi li incontra, in altri possono essere metà animali e metà umani.

A questo universo di figure mitologiche, il piccolo Shigeru si avvicina passando il proprio tempo a disegnare e a fantasticare il mondo fiabesco che l’anziana e superstiziosa Nonnonba lo aiuta a creare.

Nonnonba è al tempo stesso sia un racconto fantastico che un’opera divertente e malinconica, fantasiosa come le creature che la animano e realistica come l’epoca in cui è ambientata, fatta di grandi cambiamenti e stravolgimenti.

Nel 2007 ha vinto il premio Miglior Opera al Festival Internazionale del fumetto di Angoulême.

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ogni giorno è un buongiorno

Ogni giorno è un buongiorno. Quindici gioie che il tè mi ha insegnato.

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Quando vivi un momento difficile, nei momenti bui, in cui perdi la fiducia in te stesso, il tè ti dà un insegnamento: Vivi l’oggi in prospettiva.

Ogni giorno è un buongiorno è un libro scritto da Morishita Noriko, Einaudi Editore (2020), traduzione di Laura Testaverde, che racconta i rituali di una tradizione antichissima, quella della cerimonia del tè, penetrando all’interno della sua filosofia, degli insegnamenti e delle emozioni che può regalare.

A descriverci questo universo di riti affascinanti è l’autrice stessa, protagonista e voce narrante, che a vent’anni inizia a frequentare le lezioni della signora Takeda, spinta dalla madre e in compagnia della cugina. Dietro la sua scelta non c’è infatti una reale motivazione, lei che non ha nemmeno mai subìto il fascino di questa tradizione, considerandola un retaggio del passato da superare.

Eppure da quelle prime lezioni inizierà un percorso che durerà per tutta la vita, un cammino fatto di crescita e consapevolezza.

La cerimonia del tè come strumento di crescita interiore

“Prenditi il tuo tempo. Vivi il momento presente e non farti travolgere dalle distrazioni. Guarda il mondo intorno a te come se fosse la prima volta. Ascolta la natura, asseconda le stagioni. Obiettivi a cui tutti aspiriamo, certo, ma che non sappiamo mai come raggiungere.”

Per chi ama il tè e non lo considera una semplice bevanda, questa lettura ha tutto il sapore di una profonda meditazione, un modo per liberare la mente, per godere appieno dei ritmi lenti del tè, vivendo il momento presente.

Ogni giorno è un buongiorno è un motto zen, attribuito al monaco cinese Yunmen Wenyan, un invito a scoprire l’arte della gioia ogni giorno.

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obon

Obon – La festa giapponese delle lanterne

Obon, お盆, o semplicemente bon è una festa giapponese dedicata alla commemorazione dei defunti, una tradizione buddista e confuciana durante la quale si pensa che gli spiriti dei propri cari tornino a visitare i loro parenti.

Con l’occasione vengono fatte galleggiare lanterne di carta che fungono da guida per gli spiriti nel loro ritorno all’aldilà, vengono pulite le loro tombe e si aggiungono offerte di cibo sui loro altari. Il Festival comprende anche una danza conosciuta come Bon-Odori.

Origini della festa

Il nome obon deriva dall’abbraviazione di Urabon, traslitterazione dal sanscrito Ullambana उल्लम्बन che significa “appeso a testa in giù”.

Un’antica leggenda narra che un importante discepolo di Buddha, Mokuren, grazie ai suoi poteri meditativi, riuscì a rivedere la madre defunta che stava cercando. Quando però la vide, questa era in preda a una fame insaziabile e tutto il cibo che ingeriva si trasformava in fiamme, probabilmente perché nella sua vita precedente non era stata molto generosa nel donare il cibo.

Mokuren chiese aiuto al Buddha che gli consigliò di fare offerte ai monaci buddisti. Il quindicesimo giorno del settimo mese la madre di Mokuren guarì dai suoi tormenti e lui colmo di gioia cominciò a danzare, dando origine alla danza chiamata Bon-Odori.

Questa leggenda portò poi alla diffusione di un vero e proprio culto dedicato ai defunti e all’istituzione del giorno dell’Obon.

Quando si celebra?

La festa di Obon dura tre giorni e il periodo in cui si celebra non è lo stesso per tutte le regioni del Giappone, motivo che dipende dal cambio del calendario durante il periodo Meiji, da quello lunare a quello solare, che comportò reazioni diverse da parte delle regioni e momenti differenti per celebrare la festa:

– nell’est del Giappone il giorno si celebra il 15 luglio secondo il calendario solare (Shichigatsu BonBon nel mese di luglio”);

– le regioni di Chugoku, Shikoku, isole Ryukyu e il nord del Kanto si basano invece sul calendario lunare e la festa cade il quindicesimo giorno del settimo mese;

– in tutto il resto del Giappone la festa ricorre il 15 agosto (Hachigatsu BonBon nel mese di agosto”) ed è il momento più comunemente celebrato.

Il programma della festa Obon

  • 13-14 agosto: Mukaebi 迎え火 – Fuochi di benvenuto per il ritorno degli spiriti
    Si accendono candele e fiaccole che fungono da guida per indicare la strada ai defunti dal regno dei morti alle dimore terrene dove si ricongiungeranno con i parenti. Per l’occasione le abitazioni vengono pulite e arricchite con frutta, incenso e piante come se si aspettasse un ospite.
  • 15 agosto: Obon お盆 
    Questo è il giorno vero e proprio della festa, in cui ci si reca al cimitero, si offrono cibi ai defunti per alleviare le loro sofferenze, seguendo l’esempio del monaco Mokuren con sua madre, e si mangia insieme. I piatti tipici del giorno sono dolci di riso con azuki e spaghetti cinesi.
  • 16 agosto: Okuribi 送り火 – Fuochi di saluto
    La festa termina con una cerimonia chiamata Toro nagashi “fluttuazione di lanterne”. Vengono utilizzate lanterne di carta illuminate che si lasciano galleggiare sulle acque di un fiume o di un mare questa volta per indicare ai defunti la strada del ritorno verso l’aldilà. La cerimonia si chiude con uno spettacolo pirotecnico.

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ikigai

Ikigai. Il metodo giapponese. Trovare il senso della vita per essere felici.

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Ciascuno di noi avverte nel proprio intimo il bisogno di vivere un’esistenza ricca di significato. Quell’anelito basta a fare di noi per tutta la vita dei cercatori e degli scopritori di senso

Ikigai. Il metodo giapponese è un libro scritto da Bettina Lemke, Giunti Editore (2017) una sorta di manuale per conoscersi meglio e un percorso alla scoperta del senso della propria vita.

Ikigai è una parola magica, un concetto giapponese che difficilmente si può tradurre con un solo termine. Se scomponiamo la parola otteniamo iki 生き “vivere” e gai 甲斐 “ragione”. Potremmo sintetizzare quindi questa filosofia con la propria ragion d’essere, quel motivo che dà un senso alla nostra esistenza e la rende unica, preziosa, lo scopo che ci fa alzare dal letto la mattina con entusiasmo.

Il nostro ikigai, semplificando, si compone di quattro elementi: le cose che amiamo fare (la nostra passione), le nostre qualità ( il nostro talento), le cose per le quali veniamo o potremmo essere pagati (la nostra professione), e le cose di cui il mondo ha bisogno (la nostra missione).

Gli abitanti dell’isola di Okinawa e il loro forte ikigai

Ciascuno di noi è unico e irripetibile, c’è sempre un qualcosa che può rendere le nostre vite piene di significato ma che spesso non stiamo considerando. Ne sono un esempio gli abitanti dell’isola di Okinawa, ultracentenari che devono il segreto della loro longevità a una piena consapevolezza del proprio ikigai, fondato su un forte senso di appartenenza comunitaria e una vita sana, attiva e dinamica anche in età avanzata. 

Seguendo l’esempio degli abitanti di Okinawa, l’autrice invita il lettore a svolgere diversi esercizi, preceduti da tecniche di rilassamento, con lo scopo di imparare a capire quali sono le cose che ci trasmettono più entusiasmo, interesse e curiosità e che vale la pena approfondire per essere felici.

“Immergiti nel centro del tuo essere. Più te ne allontani, meno impari. Cerca il tuo cuore e lascia che il tuo fare scaturisca dal tuo essere.”

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